BISERTA. STORIA A SPIRALE

4 personaggi, complici e vittime di una storia che torna sotto il segno della violenza.

Biserta. Storia a spirale

Biserta – Tunisia. L’ultima città dell’Africa, la più vicina all’Italia. Quattro personaggi, complici e vittime di una storia che torna sotto il segno della violenza.

 

BISERTA. STORIA A SPIRALE
TIPOLOGIA: Documentario
DURATA: 58’
ANNO DI PRODUZIONE: 2018
REGIA: Michele Coppari, Francesca Zannoni
PRODUZIONE: Cosenude Media Projects
MONTAGGIO: Michele Coppari, Francesca Zannoni, Daniele Paoletto
SUPERVISIONE AL MONTAGGIO: Fabio Bianchini Pepegna
MUSICHE ORIGINALI: Duo Bottasso
SOUND DESIGN: Simone Sims Longo, Alessio Dutto, Francesco Torelli
CON: Mohamed Salah Fliss, Dhia Felhi, Khaled Bou Jemaa, Samar Ghamouri
INTERPRETE ARABO/ITALIANO: Walid Akkar, Zied Mraihi
TRADUZIONI: Nesrine Besbes,  Alessandra Ravizza
LINGUA: Arabo tunisino, Francese.
SOTTOTITOLI: Italiano, francese, inglese

 

2016 – Selezione alla sezione industry Visioni Incontra – Festival Visioni dal Mondo, Immagini della realtà.

2018 – Selezione ufficiale Festival PriMed – Premio internazionale del documentario e del reportage Mediterraneo.

L’ultima città dell’Africa. la più a Nord

Biserta – Tunisia. Un porto dove la terra africana si getta ripida nel Mediterraneo. L’ultima città dell’Africa, la più a Nord, a soli 250 km dall’Italia.
Un porto strategico. Una città di basi navali, di prigioni, la “Petit Paris”, una città dal 2011 presa in ostaggio da gruppi di islamisti radicali, salafiti e takfiriti.

Biserta è “la città davanti”, un punto di vista per noi vicino ma altrettanto distante su questioni che ci investono come individui, prima ancora che come società: la paura, il fanatismo, la violenza, la voglia di cambiare.

Complici e vittime

Biserta è Samar, ragazzina che si allena per il prossimo incontro di boxe, che si allena per andarsene, Mohamed, scrittore, che ci ha passato mezza vita in prigione, Khaled, artigiano sciita e oppositore politico, che si prepara all’azione, Dhia e il suo cinema, la sua rivoluzione.
Tutti complici e vittime di una storia che torna sotto il segno della violenza.

La città intesse la trama del racconto, anche lei complice e vittima, dolce e spietata.

Note di regia

Un amico e un contrattempo ci hanno portato per la prima volta a Biserta. Il taxi usciva a fatica da Tunisi e solo alla fine, tra due collinette vedevi il mare e subito sotto l’anfiteatro di Biserta, una città raccolta attorno al porto, al ponte e alla lingua di acqua limacciosa che la collega al lago di Ihkeul.

Nell’ultimo anno si erano succeduti eventi fino a poco prima impensabili: gli attacchi ripetuti alla Francia, il Bataclan, gli attentati nei resort di Sousse e al museo del Bardo, ridefinendo per sempre ciò che consideravamo “familiare”: prendere un aereo, vedere un concerto, fare una vacanza.

Appena arrivati a Biserta da subito l’impressione è stata quella, forte, di trovarsi in un luogo familiare: la folla lungo la promenade del vecchio porto, i suoi caffè, il carattere mediterraneo.
Eppure qualcosa non tornava, si capiva , dai cartelli affissi alla buona che invitavano alla shaaria, ai bar sempre pieni di soli uomini, ai ripetuti controlli dell’attrezzatura video da parte della polizia.

Attraverso le storie che andavamo raccogliendo, Khaled e le aggressioni dei salafiti, la prigionia di Mohamed, Samar, ci accorgevamo di come emergesse sempre forte il carattere della violenza e il desiderio di riscatto.

Raccontare Biserta, significa poter parlare di violenza, paura, voglia di libertà e farlo da un punto di vista privilegiato. Nel cuore di quegli eventi che stanno ridefinendo prima di tutto le nostre geografie individuali, di persone, prima ancora che sociali e politiche.

Scopri i personaggi, il cast tecnico, le musiche:

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